De Domenico: “Giocare di squadra per anticipare il virus e non inseguirlo”

A conclusione di una settimana di passione per la comunità siciliana e, in particolare per quella messinese, ritengo doveroso, nel mio ruolo di responsabile del Dipartimento Sanità del Partito Democratico, condividere alcune considerazioni. Siamo da tempo in una situazione di difficoltà, certo non più imprevedibile. L’esperienza della prima ondata doveva essere di aiuto nella individuazione di nuovi modelli di gestione da utilizzare nella prevedibile recrudescenza del virus e, invece, ci ritroviamo a combattere con gli stessi problemi. Ma il vero vulnus di questa seconda ondata è stata una diffusa incapacità, sia dei policy maker che del management delle aziende sanitarie di trovare soluzioni condivise. Non è pensabile, infatti, che nei diversi livelli di Governo, soprattutto regionale e comunale (cui la Costituzione affida la gestione della Sanità), i vertici istituzionali possano anteporre gli interessi personali a quelli collettivi.

Non è tollerabile che si voglia sfruttare, mediaticamente, la crisi per fini elettorali, come se fossimo in una perenne campagna elettorale, piuttosto che usare moderazione, buonsenso, umiltà, capacità di ascolto e di osservazione delle buone pratiche adottate da chi ha risolto con risultati migliori le criticità che ogni giorno vanno affrontate. Concretamente, nessuno può smentire che il governatore Musumeci, che mette sullo stesso piano Ramacca e Castel di Judica (col dovuto rispetto per queste comunità) con la città metropolitana di Messina e che, oggi, dichiara tutta la Sicilia zona rossa, sia lo stesso Musumeci, che un mese fa criticava con toni ironici e sprezzanti il Governo centrale che, sulla base di parametri oggettivi e condivisi con tutti i governi regionali, classificava arancione la nostra isola (e i ‘numeri’ di oggi si potevano ‘leggere’, con l’occhio della competenza e non della convenienza, proprio un mese fa). D’altronde, è il medesimo Musumeci che non fa nulla per nascondere la propria allergia al confronto con le opposizioni, piuttosto che con l’aula parlamentare.

Nessuno può smentire, infatti, che il sindaco De Luca, che questa settimana ha dato il peggio di se stesso, sbraitando come un ossesso e andando (e di molto) al di sopra dei limiti della decenza che il ruolo istituzionale ricoperto impone, sia lo stesso De Luca, che meno di un mese fa si faceva i selfie a Piazza Cairoli, promuovendo assembramenti utili solo al Covid. Lo stesso De Luca che da novello ‘Masaniello’ incitava alla rivolta i commercianti contro il Governo nazionale, marciando verso la prefettura, salvo poi tradirli dopo qualche giorno. Lo stesso De Luca che criticava chi ha posto il problema della carenza di posti letto al momento giusto quando ancora si poteva rimediare. Lo stesso De Luca che promuoveva la manifestazione di Motocross sulla spiaggia di Santa Margherita e potrei continuare ancora, ma non è il caso né di fare polemiche né di rispondere alle provocazioni. Lo stesso De Luca che, nella prima ondata, si prendeva i meriti di un minore contagio senza aver fatto meglio di altre città siciliane, se non un inutile presenzialismo mediatico utile solo a se stesso.

Personalmente, ho deciso che – per quanto è nelle mie possibilità, non avendo ruolo di Governo – l’unica, vera battaglia che voglio continuare a combattere, in questo momento, è quella per contribuire a liberare la Sicilia e la nostra comunità dall’incubo della pandemia. Limitando la discussione a Messina non credo che, ora come ora, giovi indugiare nella stucchevole polemica sul vertice dell’ASP di Messina, sulle cui responsabilità non è certo facebook il luogo in cui discutere, ci sono sedi e ruoli deputati a questa attività. Il quadro epidemiologico nel nostro territorio, infatti, è sempre più allarmante e l’unica soluzione non può che essere la condivisione delle scelte. Non servono solisti, né comandanti, anche perché non esenti da colpe, ma persone in grado di fare gruppo e non di isolare la città da tutte le altre istituzioni. È assurdo concentrare gli sforzi alla ricerca di visibilità personale, piuttosto che sulla risoluzione effettiva dei problemi.

A livello istituzionale, si stanno susseguendo tavoli tecnici allargati per individuare i fronti più delicati su cui intervenire. Benissimo, ma oltre alla rapidità delle scelte, è necessario che, ove possibile, le risultanze vengano condivise anche con tutte le forze politiche, con tutte le forze sociali. Venga stilato, con trasparenza, un ordine di priorità, su cui concentrarsi e tutta la città spinga in quella direzione. Chi ha studiato la prima ondata della crisi con approccio scientifico ci dice che, in una situazione di crisi così complessa – con la necessità di prendere decisioni in tempi rapidi, con un impatto emotivo straordinario sulla popolazione e i riflettori puntati della critica e della informazione –, un ruolo fondamentale lo svolge la capacità di condividere le scelte, la capacità di spiegare le scelte, la capacità di essere trasparenti, la capacità di essere flessibili e innovativi.

Da quanto ho potuto osservare e ascoltare in questi giorni, alcune delle priorità nella nostra provincia sono la carenza di posti letto (e la relativa dotazione organica) e l’incapacità di tracciare il contagio. Allora, ragioniamo per far sì che altri ospedali – a Messina e, soprattutto, in provincia – aprano reparti Covid. Faccio un esempio: sfruttiamo le risorse disponibili per il Covid per ammodernare, strutturalmente e tecnologicamente, gli ospedali di provincia. Nella prima fase del Covid, c’erano già pronti progetti che riguardano gli ospedali della zona tirrenica e nebroidea. Si potrebbe, così, risolvere un problema immediato e ridare dignità di un valido presidio ospedaliero a strutture da tutti criticate in questi anni che non hanno reso servizi quantomeno sufficienti alle rispettive comunità. Discutiamo con serietà nell’interesse collettivo senza condizionamenti di capetti politici con interessi campanilistici. Per quanto riguarda la difficoltà di tracciare il contagio, come è stato più volte sottolineato, “la prima e macroscopica disfunzione nel sistema di gestione del tracciamento risiede nella mancanza di un apparato informatizzato centralizzato per ogni distretto dell’ASP che gestisca i flussi dei dati e delle informazioni ripartendoli, successivamente, fra i vari Dipartimenti e Servizi per gli atti di rispettiva competenza”.

Lo stesso discorso vale per la capacità di lavorare i tamponi, per i ‘Covid Hotel’, per lo smaltimento dei rifiuti speciali, per creare le condizioni affinché le scuole possano riaprire in sicurezza, per dare risposte alle famiglie con disabili, per dare risposte a quanti soffrono un disagio sociale ed economico. Ma, soprattutto, per dare supporto ai nostri operatori economici, da tempo in ginocchio (se non per terra), ai quali non giova questo stato di incertezza, questo susseguirsi di norme contraddittorie, questo stato di terrore più di quanto necessario in considerazione del disagio psicologico, sociale ed economico della popolazione. L’esperienza maturata nella gestione del Covid ci insegna che la traiettoria della sua evoluzione è prevedibile con buon anticipo, la partita da giocare è quella di anticiparlo non di seguirlo: questo è il punto fondamentale! Quello che si dovrebbe fare oggi, a livello locale, è fare squadra per contrastare al meglio il Covid, evitando un proluvio regolamentare, limitando le ordinanze, sia a livello regionale e comunale, utilizzando tale strumento solo nei pochi casi in cui serve regolamentare situazioni specifiche che una norma di carattere generale non può prendere in considerazione. Viceversa, andando avanti in ordine sparso, si firma solo la condanna a morte di altre decine di persone per le quali, purtroppo, il Covid sarà fatale.

on. Francesco De Domenico

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