A ricordo dell’Amico inseparabile

Il grande poeta messinese, Nino Ferraù, è stato mio inseparabile amico, fino alla vigilia della sua repentina dipartita. Ci siamo conosciuti nella scuola elementare del Villaggio Aldisio e tra noi, da subito, si era stabilita una perfetta intesa. Egli mi diceva: “L’amico semplice, sincero, trasparente come te, che mi aiuta e mi comprende, vale più di un popolo che si raccoglie per commemorarti dopo la morte”. Mi voleva, veramente, bene e io gliene volevo, e gliene voglio ancora di bene, perché per me Nino è vivo e io lo sento, sempre, più vicino: “la carne invecchia e muore, ma lo spirito vive”, queste erano le sue parole. Ero innamorato della sua poesia e un giorno, in cui lui era già andato in pensione, gli chiesi di venire a scuola per recitare sue poesie ai ragazzi e lui mi rispose: “Mi deve invitare la direttrice”. Allora, ricordo che io feci per lui la proposta, pubblicata sulla Gazzetta del Sud, ‘Il poeta a Scuola’, in cui lo citavo scrivendo che, sebbene fosse un poeta di fama internazionale, era poco noto in città: “Nemo propheta in Patria et in domo sua”. Questa mia proposta fu accolta, con grande sensibilità, dalla direttrice didattica, pro tempore, dott. Rosaria Russo Bucolo, e approvata dai colleghi del circolo. Così, nella programmazione scolastica fu inserito l’incontro con il poeta Nino Ferraù. Ci furono due incontri in tutte le classi del circolo, in cui io lo accompagnavo e lo presentavo agli scolari.

Quanto furono commoventi quegli incontri! Fu un’esperienza bellissima. La stessa mia proposta fu, pure, accolta con altrettanta sensibilità dalla direttrice didattica di Rometta, il mio paese natio, dott.ssa Filippa Novak e, così, organizzammo l’incontro che sarebbe stato l’ultimo (Il canto del cigno) con tutti i docenti del circolo, al quale avrebbe dovuto far seguito l’incontro con gli alunni, come da programma. Ma quell’incontro con i docenti si svolse due giorni prima della sua improvvisa dipartita, avvenuta il 23 dicembre del 1984. Ricordo che, nell’introduzione, lo presentai dicendo che “presentare Nino Ferraù era un’impresa ardua, perché significava presentare non un poeta, ma… Il Poeta”. Fu un trionfo, una vera apoteosi per il mio grande amico che, con il suo repertorio, ricco di lirismo e di sentimento, conquistò ed elettrizzò i docenti, che, in religioso silenzio, pendevano dalle sue labbra e si commossero fino alle lacrime, specialmente, quando il poeta recitò, con i singhiozzi repressi, quasi presago della sua imminente fine, una poesia dedicata al figlio, molto toccante, in cui vi era chiaro il presentimento della prossima dipartita. L’iniziativa del ‘Poeta a Scuola’, fu bruscamente interrotta, ma poi ripresa e nacque il Premio Nino Ferraù. Le due scuole, quella dove il poeta insegnò, ora intitolata al suo prestigioso nome (fui io – ad onor del vero – a presentare la proposta, in tal senso) e quella di Rometta sono accomunate dal e nel suo ricordo.

di Alfonso Saya

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