Grazie Pablito!

Giovedì 10 dicembre 2020, Festa della Madonna di Loreto, è morto Paolo Rossi, famosissimo e fantastico attaccante della Nazionale Italiana di Calcio. Aveva 64 anni. Io ho bellissimi ricordi del grande Pablito perché quando l’Italia vinse la Coppa del mondo avevo soltanto dieci anni. Ma anche se è passato tanto tempo dall’ora, ricordo benissimo quei sei goal mitici che il grande Pablito fece ai durissimi avversari degli Azzurri del grande Enzo Bearzot. Chiarissime sono ancora le mie parole a mio zio Gużi (Giuseppe in maltese), esattamente prima della partitissima contro il Brasile: “Come possiamo vincere questa partita?”. E lo zio mi disse certissimo: “Vedrai che la vinceremo!”. È vero perché mio zio fu più che sicuro che l’Italia avrebbe vinto. Non all’alba, ma al fischio finale, al novantesimo minuto dell’israeliano Abraham Klein! La cosa che mi stupì moltissimo di quella partita fu la capacità di Rossi di trovarsi sempre nel posto giusto e nel momento giusto. Non so, ma sicuramente il senso e l’arte del goal fecero centro in questo umile giocatore italiano. A Malta, c’era una grandissima festa ovunque quando l’Italia batté il grande Brasile di Zico, Socrates e Falcão. Anche se come maltesi conosciamo i nostri limiti, ci sentiamo tantissimo uniti all’Italia per interi millenni di storia, politica e anche sport. La grande festa fu, sicuramente, quando gli Azzurri batterono i nostri comuni avversari, i tedeschi.

Sliema fu stracolma di gente in festa che celebrava lo stupendo campionato del mondo vinto con un corteo immenso di macchine e motorini, accompagnati da innumerevoli bandiere italiane. E, c’era un nome gridato tantissime volte dai tifosi del mediterraneo centrale: “PAOLO! PAOLO! PAOLO!”. Oggi, ho la gioia di dire che io fui parte di questa grande festa con la Fiat bianca dei nostri vicini di casa e secondi cugini! Ma questo fiume di bei ricordi su Pablito e dei magnifici Azzurri di quell’epoca, mi fa apprezzare di più una riflessione validissima che fece il grande Paolo quando disse: “Noi vivevamo il calcio con passione […]. Non dubito che oggi sia lo stesso, perché quando scendi in campo dimentichi tutto il resto, però è vero che noi eravamo ancora una generazione di calciatori che potevano essere toccati. Proprio così: toccati. Ora, invece, i giocatori sono percepiti dai tifosi come distanti, inaccessibili. Ai miei tempi, uscivi dall’allenamento e ti fermavi a parlare con la gente, il giornalista ti prendeva sottobraccio e nasceva l’intervista. Ora, bisogna passare attraverso mille filtri e livelli”. Paolo Rossi fu grandeperché fu il giocatore della gente. E giocava non soltanto per lui, per la carriera, isolato dai suoi compagni eroi, ma per la squadra, per il popolo italiano, per tutti i tifosi e per il calcio intero. Paolo Rossi fu il giocatore che era vicino alla gente! Grazie Pablito, perché la tua bellissima vita, il tuo ascolto, la tua prudenza e, soprattutto, la tua umiltà, mi aiutano ad essere come te: parlare attraverso i goal per la netta vittoria del bene sulla già sconfitta squadra del male. Grazie Pablito! Preghiamo per te! Prega per noi! Ti voglio molto bene!

di Fra Mario Attard

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