In ognuno di noi c’è un migrante che sonneggia

Prima o poi andrò via! Andrò via non perché non amo la mia terra, ma perché non mi dà quello che cerco! Quello che il mio desiderio brama lo devo ricercare in altri luoghi”. In una situazione sociale attuale carente, spesso, il migrare sembra essere l’unica soluzione da ricercare, laddove non tutti hanno la forza e la determinazione per affrontare tale condizione, quella che, talvolta, risulta risolutiva per tante condizioni personali. Quanti padri lasciarono le loro case, le proprie mogli e figli, con immensi sacrifici, per poter dare loro un futuro, una sicurezza, ma quanti, invece, non ebbero la forza di farlo. Ancor oggi, tanti giovani – spinti da necessità – migrano, mentre altri lasciano che tale pensiero ‘sonneggi’ dentro di loro. Ed è proprio di loro che intendo parlare, proprio di quei giovani che, ancora oggi, devono trovare nel distacco dalla propria terra e dai propri affetti tali soluzioni, anche se non sempre si rivelano decisive per la loro vita. Finiti gli studi, si presenta alle porte la triste realtà che, in special modo per i ragazzi del Sud, sembra essere segnata. Nessuna prospettiva di lavoro, nessuna meritocrazia, l’impatto con una nuova realtà di vita che, spesso, porta anche alla depressione, nuova piaga sociale sempre più estesa anche a giovane età.

La voglia di assicurarsi il benessere è tanta, soprattutto adesso che stiamo attraversando un periodo molto triste per la nostra economia, dove tutto quello che, fino a non poco tempo fa, era di più facile portata e dove adesso, invece, risulta difficile poter affrontare una normale quotidianità. Ed ecco che quel ‘grido’ interiore si rafforza sempre di più, tanti giovani alla ricerca di una facile soluzione che possa essere da ‘rimedio’ al caso. Ma il grande passo, quello del doversi ‘allontanare’ dalla propria gente e dalla propria città natale, ‘sonneggia’ sempre, perché dettato dalla necessità. In questi casi, ricordiamo i sacrifici dei nostri predecessori, le famose valigie di cartone che, ancora oggi, riecheggiano nei ricordi dei più vecchi e che, talvolta, è possibile vedere in documentari d’epoca che spesso i media ci ripropongono. Cosa diversa per i popoli più degradati, parlo di quella gente che fugge dal proprio paese per condizioni di estrema sopravvivenza e che sfida la sorte con mezzi di fortuna, ma che spesso ci rimette anche la vita. Sto parlando proprio di loro… degli immigrati che, in condizioni più o meno fortunose, raggiungono le nostre coste italiane nella speranza perenne di poter trovare quella serenità e quella garanzia del pane quotidiano che, altrimenti, sarebbe impossibile poter trovare nelle loro lontane terre. Ormai, le cronache dei nostri giorni ne sono piene e sentiamo tutti i giorni di gente che si avventura per una migliore qualità di vita.

di Rosario Lo Faro

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