Grazie, Giampiero!

Carissimo Giampiero, venerdì 12 novembre 2021 rimarrà un giorno che non mi toglierò mai nei ricordi della mia vita. Infatti, è il giorno che ti ha portato alla Casa del Padre Celeste. La notizia della tua scomparsa mi ha commosso tanto. Proprio in quel momento, è iniziata nel mio cuore una lunga serie di bellissimi ricordi che ho di te. Ero ancora adolescente quando trascorrevo ore intere a vedere il tennis su Rai tre e, grazie alla tua bravura e al commento che facesti, imparai tante cose nel mondo tennistico che, ancora oggi, mi aiutano tanto per vivere questa vita breve che ho di fronte a me in un modo salutare e fruttuoso. Grazie Giampiero, per avermi regalato tantissime preziose partite del tennis del Grande Slam. Grazie, per avermi fatto incontrare Paolo Canè, Boris Becker, Martina Navratilova, Matz Wilander, Michael Chang, Steffi Graf, Andrea Agassi, Ivan Lendl, Alberto Mancini, Andrea Panatta, Chris Evert, Monica Seles, Pat Cash e tanti, proprio tantissimi big del tennis! La tua voce stupenda e, in un certo senso, assai meditativa, mi ha fatto assaggiare e amare il tennis. Coi tuoi commenti incisivi e precisi mi hai impresso nella mente l’importanza di servire nel modo ace, cioè continuo a servire quando la persona che servo non ha neanche la coscienza di apprezzare quello che ho fatto per lui o lei. Soprattutto, continuo a servire quando il bene che faccio alla persona destinataria non mi può essere ricambiato.

Dunque, in questo senso, tu hai ravvivato in me quello che mi dice Gesù su questo argomento nel vangelo di Luca quando mi insegna:Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch’essi ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando dài un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi, e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai, infatti, la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti” (Lu 14:12-14). Grazie carissimo Giampiero, perché tramite la tua simpatia, vitalità, spontaneità e grande cuore mi hai insegnato che la vera vita si definisce nella frase seguente che ha detto papa Francesco durante l’Angelus del 15 novembre 2020: “Noi dobbiamo fare del bene, uscire da noi stessi e guardare, guardare coloro che hanno più bisogno”.
Grazie, Giampiero!

di Fra Mario Attard

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