Padre Thomas Byles: Il sacerdote eroe del Titanic

Il 15 aprile è la data del tragico affondamento del transatlantico britannico l’RMS Titanic durante il suo primo viaggio. Motivo per la causa della tragedia fu la collisione di notte con un iceberg. Tra più di 1.500 vittime c’era padre Thomas Byles, che era tra i 2.207 passeggeri e l’equipaggio a bordo dell’RMS Titanic, quando affondò nell’Atlantico settentrionale nelle prime ore del 15 aprile 1912. Lasciando la sua parrocchia a Ongar, in Inghilterra, il prete di 42 anni salì a bordo della nave il 10 aprile, mercoledì di Pasqua, mentre andava a officiare le nozze di suo fratello William, che si era trasferito negli Stati Uniti, e la sua futura moglie, Isabel Katherine Russell, la settimana dopo che la nuova nave doveva attraccare a Manhattan. Invece, il prete inglese, fedele alla sua vocazione sacerdotale, divenne un eroe non celebrato del disastro. Ellen Mocklare, una dei tre sopravvissuti, alcuni giorni dopo, all’edizione serale del quotidiano New York World riferì che padre Byles si era avvicinato a tutti i passeggeri con la mano alzata. Ha ricordato Padre Byles dire ai passeggeri di stare calmi, successivamente, è andato a dare assoluzione e benedizioni. La gente lo riconobbe perché quella domenica mattina lui e un altro sacerdote a bordo – il benedettino padre Josef Peruschitz – avevano celebrato la messa domenicale per la seconda domenica di Pasqua – oggi, conosciuta come la domenica della Divina Misericordia, con lo stesso Vangelo – per entrambi i passeggeri di seconda e terza classe. In quella domenica, padre Byles tenne la sua predica con il tema. “Le nostre preghiere e i sacramenti della Chiesa sono scialuppe di salvataggio spirituali che ci riportano a Dio”. Padre Byles predicò in inglese e francese, mentre Padre Peruschitz tenne l’omelia in tedesco e ungherese.

Predicavano sulla necessità di avere una scialuppa di salvataggio a forma di consolazione religiosa a portata di mano in caso di naufragio spirituale.Era attivo nel portare i passeggeri in timoneria sul ponte della barca e nell’assistere donne e bambini sulle scialuppe di salvataggio”, ha detto Mocklare ai giornali di New York. “Dei due ecclesiastici, è stato il leader non solo nel fornire aiuti materiali agli emigranti spaventati, ma nel mantenere in primo piano l’aspetto religioso della terribile occasione”. Ricordava bene che quando la gente veniva presa dal panico tutto ciò che padre Byles doveva fare era alzare la mano e la calma ritornava. “I passeggeri sono stati subito colpiti dall’assoluto autocontrollo del sacerdote. Ha iniziato la recita del Rosario. Le preghiere di tutti, indipendentemente dal credo, erano mescolate e le risposte, ‘Santa Maria’, erano alte e forti”. “Padre Byles continuò a pregare, mentre ci portava dove venivano calate le barche”, ha aggiunto la sopravvissuta Bertha Moran. “Mentre aiutava donne e bambini a entrare, sussurrò loro parole di conforto e incoraggiamento”.

Almeno per ben due volte, il prete rifiutò di lasciare la nave mentre affondava. Un marinaio avvertì il prete del suo pericolo e lo pregò di salire a bordo di una barca. Ma padre Byles si rifiutava”, riferiva Mocklare nel rapporto del New York World. “Lo stesso marinaio gli ha parlato di nuovo e sembrava davvero ansioso perché voleva aiutarlo, ma egli si rifiutava di lasciare la nave”. Come lo descrisse Mocklare: “Dopo esser salita sull’ultima scialuppa, mentre ci stavamo allontanando lentamente dalla nave, ho potuto sentire distintamente la voce del sacerdote e le risposte alle sue preghiere. Poi, le voci diventavano sempre più deboli, fino a quando ho potuto solo sentire le note del Inno Nearer My God, to Thee”. Padre Byles rimase un vero sacerdote sino alla fine. Rimase in piedi, pregando con le persone che lo circondavano, mentre la poppa affondava nell’Atlantico. Quelli dell’ultima scialuppa di salvataggio che remavano dalla nave che affondava udirono la voce di padre Byles e le voci di coloro che si inginocchiavano nell’acqua intorno a lui, cattolici o no, mentre guidava il rosario e dava l’assoluzione generale.

Così, si concludeva una vita da vero sacerdotale. Anche se era tra gli oltre 1.500 morti, il suo corpo non fu mai stato recuperato, ma padre Byles vive ancora tramite il suo atto santo ed eroico. E proprio per celebrate questa eroicità silenziosa e coerentissima al santo vangelo è buono e giusto che padre Byles verrà beatificato. Il responsabile della sua causa, padre Graham Smith, ha detto: “Spero davvero che padre Byles venga riconosciuto come un vero pastore e un vero martire della Chiesa. Chiaramente, ha vissuto una vita di virtù. All’improvviso, non fai quel genere di cose se non vivi una vita di grande virtù”. Ecco la preghiera per la beatificazione di padre Thomas Byles: “Dio, nostro padre, protettore di coloro che sono in pericolo, tu hai chiamato il tuo sacerdote, padre Thomas Byles, a fornire scialuppe di salvataggio spirituali alle anime di coloro che hanno bisogno con la sua cura pastorale. Attraverso l’esempio della sua vita e virtù, possiamo noi seguire più da vicino tuo Figlio, Gesù Cristo, adempiendo il suo comandamento di sacrificio di sé, di carità ed edificando il suo corpo che è la Chiesa. Fai che l’ispirazione del tuo servitore ci induca a una maggiore fiducia nella tua misericordia e nel tuo amore per noi. Ti chiediamo umilmente di glorificare il tuo servitore padre Thomas Byles sulla terra secondo il disegno della tua santa volontà. Per sua intercessione, concedi la grazia che ora presento (qui fai la tua richiesta). Per Cristo, nostro Signore. Amen”. Quelli che ricevono la grazia tramite l’intercessione di padre Thomas Byles sono esortati a scrivere a padre Graham Smith, il responsabile per la causa della beatificazione in questo indirizzo postale: Padre Graham Smith, 87 High St., Ongar, Essex, CM5 9 DX England o in quello elettronico: fr.gjdsmith@gmail.com

Padre Thomas Byles, prega per noi!”.

di Fra Mario Attard

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