Una Conferenza europea sulla Catechesi tenutasi a Malta

20 Delegati per la Catechesi in Europa hanno partecipato a una Conferenza di tre giorni a Malta, dove hanno discusso il ministero del catechista e l’importante ruolo che svolge nel mondo di oggi nel trasmettere la Buona Novella. Il convegno è stato organizzato dalla Sezione Catechesi all’interno del CCEE (Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee), insieme alla Conferenza Episcopale Maltese e al Segretariato per la Catechesi dell’Arcidiocesi di Malta. Questa è stata la prima volta che i delegati si sono incontrati fisicamente dalla pandemia. Negli incontri e nei dibattiti di questi tre giorni, è emersa la bellezza della Chiesa cattolica nella sua diversità in Europa e le diverse modalità con cui la Parola viene concretamente trasmessa in questi Paesi. Al centro della discussione era il ‘moto proprio’ Antiquum Ministerium, pubblicato da papa Francesco, sulla vocazione del catechista. Tra i delegati, c’era una suora che rappresentava la Chiesa Cattolica in Ucraina, che ha testimoniato di come la fede cristiana sta aiutando il popolo ucraino in questo momento difficile della sua storia. A causa della diversità nel modo in cui viene condotta la catechesi e della cultura particolare dei Paesi europei, i delegati hanno ripreso le buone pratiche di altri Paesi, in modo che possano adattarle e realizzarle nei loro paesi d’origine. Uno dei principali ospiti del convegno è stato il vescovo di Gozo, Anton Teuma, che è intervenuto sul tema ‘Il catechista alla luce della sinodalità’. Egli ha detto che la catechesi non è solo una formazione intellettuale, ma una formazione completa che le persone ricevono all’interno della comunità cristiana.

Spiegare come la catechesi sia un cammino costruito, soprattutto con momenti di vita liturgica e di opere caritative, mons. Teuma ha detto che per questo il catechista dev’essere in un cammino di fede e di conversione continua con gli altri per poter aiutare gli altri. È intervenuto anche il superiore generale, Roberto Zammit, che ha condiviso informazioni sui carismi e la spiritualità della società, sottolineando l’importanza del lavoro missionario che è centrale nella visione catechetica della Chiesa nel nostro tempo. A questi giorni del convegno, hanno partecipato attivamente alcuni vescovi di diverse Paesi europei e un rappresentante della Pontificia Commissione per la Nuova Evangelizzazione. Durante la conferenza, i partecipanti hanno visitato la Concattedrale di San Giovanni a La Valletta dove hanno preso parte a una messa presieduta dall’arcivescovo Charles Jude Scicluna. Durante l’omelia, mons. Charles Scicluna ha avuto parole di incoraggiamento affinché, nonostante le sfide che questo mondo offre, essi continuino a essere incoraggiati a trasmettere la Parola del Signore. I Paesi membri del CCEE che hanno partecipato alla conferenza sono: Albania, Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Finlandia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovenia, Ucraina, Ungheria e Svezia. Nel suo discorso ai partecipanti all’incontro, promosso dal Pontificio Consiglio Per la Promozione Della Nuova Evangelizzazione su ‘Catechesi e Catechisti Per La Nuova Evangelizzazione’, di venerdì 17 settembre 2021, nella Sala Clementina, papa Francesco disse: “La grande tradizione cristiana del Continente non deve diventare un reperto storico, altrimenti non è più ‘tradizione’! La tradizione o è viva o non è. E la catechesi è tradizione, è tradere, ma tradizione viva, da cuore a cuore, da mente a mente, da vita a vita. Dunque: appassionati e creativi, con la spinta dello Spirito Santo. Ho usato la parola ‘preconfezionato’ per il linguaggio: ma ho paura dei catechisti con il cuore, l’atteggiamento e la faccia preconfezionati: no. O il catechista è libero o non è catechista. Il catechista si lascia colpire dalla realtà che trova e trasmette il Vangelo con una creatività grande o non è catechista”.

di Fra Mario Attard

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