Fra Baskal Farrugia: L’umile e semplice frate cappuccino gozitano che affascina tutti

È morto un santo! Questo fu il grido che risuonò in tutta Gozo martedì 18 maggio 1937, alle ore 13.15, l’ora in cui fra Baskal Farrugia di Żebbuġ rese l’anima a Dio, con il rosario in mano e preghiere incessanti sulle labbra. Fra Baskal nacque il giorno del naufragio del nostro padre san Paolo, il 10 febbraio 1869. Fu battezzato lo stesso giorno dal parroco don Bartilmew Busutil con il nome di Salvu. Suo papa Ġużeppi, detto iċ-ċenserin e Roża, sua mamma, erano persone buone e laboriose. Lui nei campi e con gli animali, lei in casa con la grande famiglia composta da 13 bambini, 9 dei quali sono ancora vivi. A parte il fratello minore Franġisku, che entrò nell’ordine dei Cappuccini con il nome di fra Domenico, tutti gli altri suoi fratelli si sposarono e crebbero una famiglia numerosa. Fra Pawl di Birkirkara, un questuante cappuccino a Żebbuġ, Gozo, entrò nella casa di Ġużeppi e Roża e rimase stupito dalle tante persone che vedeva entrare e uscire dalla casa. Il frate questuante giustamente chiese: “Chi sono tutte queste persone?”, e Roża rispose: “Questi sono tutti i miei figli e i figli dei miei figli”.

L’infanzia di Salvu rifletteva la vita del villaggio. Probabilmente, era un uomo solitario e riservato. Da giovane non mancava mai di aiutare il padre nei campi e con il bestiame, e qualche volta andava anche a scuola. Poi a casa, in mezzo ai problemi e alla gioia del lavoro, imparò le virtù umane e cristiane, principalmente la carità verso il prossimo e il perdono dal cuore. Questi primi anni, circa 14 anni, lo prepararono per il suo futuro. A questa età, passò la sua vita allo zio, Ġammari Spiteri, fratello di sua madre e padrino di battesimo, che viveva nella zona dei Cappuccini, conosciuta come ‘Il-Belliegħa’. Questo uomo anziano aveva una buona formazione cristiana, che aveva ricevuto durante il suo periodo di studio in Seminario. Per questo motivo, egli fu anche il catechista che preparò Salvu per l’esame per ricevere la Prima Comunione. Fin dall’infanzia, Salvu racconta di essersi sentito attratto dalla vita conventuale. Quando vedeva il frate cappuccino con quella lunga barba e con quel dolce sorriso del Paradiso, vagare per le strade della sua città natale, bussando ai cuori più che alle porte, chiedendo l’elemosina per il convento, ne rimaneva incantato. Poi, da quando si era trasferito dallo zio e lo portava con sé ogni giorno alla messa nel Santuario della Madonna delle Grazie, vicino al convento dei Cappuccini, aveva cominciato a crescere dentro di lui la chiamata ad unirsi a quei frati.

Così, nella vigilia di Natale dell’anno 1890, Salvu Farrugia, all’età di 21 anni, mise il povero abito cappuccino come Terziario ed iniziò il suo periodo di formazione col nome di fra Baskal, in onore del santo francescano San Baskal Baylon. I frati si resero subito conto che il giovane non era come gli altri. Infatti, non passò molto tempo prima che lo mandassero a iniziare il suo anno di prova, il noviziato, presso il convento dei Cappuccini di Santa Liberata a Kalkara. Dopo quest’anno, promise di vivere senza nulla di proprio, di sottomettersi alla volontà degli altri e in castità consacrata tramite la sua professione temporanea. Ora, fra Baskal fu rimandato al convento di Gozo per prestare servizio nella fraternità come infermiere e nel santuario come sacrestano. Poi, tre anni dopo, il 15 dicembre 1899, promise di continuare a vivere questi voti per sempre. Fu in questo convento che fra Baskal trascorse praticamente tutta la sua vita, eccetto i tre anni in cui fu sacrestano nella Cappella della Madonna di Lourdes a Floriana (1921-1924).

Il suo lavoro con i frati malati e come sacrestano gli stava molto a cuore. Gli servì con gioia i frati bisognosi ed ebbe una grande riverenza per il santuario, non solo mantenendolo pulito, ma anche preparando l’altare per le messe. Qui avrebbe avuto tempo di pregare davanti al Santissimo Sacramento e di fronte alla dolce immagine della Madonna delle Grazie dipinta dal famoso artista maltese Stefano Erardi. Fra Baskal era felice di nascondersi dagli occhi della gente, ma allo stesso tempo era sempre pronto a fare qualsiasi cosa gli chiedessero, perciò lavorò anche come cuoco, custode e fece la questua. Fare il frate questuante non era facile. Innanzitutto voleva avere delle buone gambe. Si lavorava d’estate e d’inverno, col caldo e col freddo. Fu questo lavoro a metterlo in contatto con le persone e la loro realtà, quindi, con le loro sofferenze, dolori e problemi. La gente, da parte sua, capì subito che colui che bussava alla loro porta per chiedere l’elemosina era dotato di uno spirito meraviglioso. Le sue parole riguardavano sempre Dio e cose spirituali. Molti cominciavano a rendersi conto che la carità che avevano fatto veniva loro restituita al centuplo. Nonostante uscisse per riscuotere le offerte, non trascurò il servizio ai frati e la pulizia della chiesa.

La malattia non ha pietà di nessuno. La malattia che avrebbe portato fra Baskal alla tomba durò più di tre mesi. Nelle prime settimane, rimase nel convento per essere curato dai frati, ma quando la malattia si manifestò, si decise che sarebbe stato meglio ricoverarlo in ospedale. Lì iniziò a notare il tramonto della sua vita. A due sue sorelle, Peppina e Tereża, aveva detto: “Vi lascio un ricordo, perché questa è la mia ultima malattia: ripetete spesso: ‘Gesù, Maria, Giuseppe’”. Così, dopo quarantasette anni di vita trascorsi come cappuccino, all’età di 68 anni, nel giorno della festa del santo di cui portava il nome, fra Baskal era giunto al termine. Morì il giorno dopo, nella Festa di San Felice da Cantalice, il primo santo della Riforma cappuccina. Il suo funerale attirò molte persone dall’Isola delle Tre Colline. Il suo corpo senza vita fu trasportato in una bara aperta, sulle spalle degli amici del convento, dall’ospedale centrale al convento dove, dopo la messa, fu sepolto nella fossa numero 1, esattamente nella cripta situata sotto la chiesa stessa. Dopo quasi sedici anni dalla sua morte, il 6 aprile 1953, alla presenza delle autorità, ebbe luogo il riconoscimento delle spoglie di fra Baskal. Con grande stupore dei presenti, era ancora chiaramente riconoscibile. Fu poi sepolto in un’urna di mogano nello stesso cimitero.

Fra Baskal non lasciò scritti di saggezza intellettuale, ma lasciò un esempio di vita semplice, povera e orientata al servizio. Fu questo esempio ad attrarre le persone a lui quando era in vita, e continua ad attrarle anche se è morto da 88 anni. Molti ancora non lo sanno, ma molti altri spesso bussano alla porta del convento chiedendo di scendere da fra Baskal o di prendere un’arancia dall’albero da lui piantato. Molte furono le persone che donarono e testimoniarono le grazie ricevute per sua intercessione. La sua cella al primo piano del convento era stata arredata con fotografie e altri ricordi di lui. Un gruppo di preghiera per la sua causa di beatificazione è stato costituito sia presso il Santuario di Nostra Signora delle Grazie a Gozo, sia presso la Cappella di Nostra Signora di Lourdes a Floriana. Chi desidera avere maggiori informazioni su fra Baskal, sulle sue immaginette o la medaglia, o per testimoniare le grazie ricevute, può farlo via email: frabaskal@gmail.com o visitare la pagina Facebook: Fra Baskal Farrugia.

La preghiera per la glorificazione del servo di Dio fra Baskal: “O Gesù, nostro Salvatore e Redentore, che hai dotato il tuo servo fra Baskal con grande amore per il Sacramento dell’Eucaristia e per la tua amatissima Madre Maria, madre delle grazie, umilmente ti prego che allo stesso modo con cui ti ha amato durante tutta la sua vita e ha cercato di aiutare tutti gli altri ad amarti, così ora ti chiedo di glorificarlo in questo mondo. Ti prego, per i suoi meriti, che tu mi concedi la grazia di … che desidero così tanto”. Padre Nostro, Ave Maria, Gloria …

di Fra Mario Attard