La mia esperienza con padre Pio

Mercoledì 23 settembre 2020, nel contesto globale della pandemia da Coronavirus, la Chiesa sparsa per il mondo celebra, gioiosamente, la festa dell’umilissimo e semplicissimo frate delle stimmate, san Pio da Pietrelcina. Questa festa mi porta sempre a fare una confessione, cioè come la mia vocazione di frate cappuccino sia collegata, intimamente, a Padre Pio. Prima di tutto, ti voglio ringraziare mio Gesù per fare questo passo importante per me. Non è stato facile. Ma lo dovevo fare perché è buono e giusto! Buono! Sì! Io combattevo la mia vocazione francescana cappuccina. Cercavo di farmi frate domenicano, ma tutto è andato in tilt! Poi, ho tentato la vita gesuitica. Anche qui non si è realizzato nulla, in concreto. Finalmente, sono entrato nel convento dei frati Cappuccini, esattamente il 7 ottobre 1992. Dopo un mese, mi sentivo come se avessi una pietra gigante sul cuore! Mi sentivo soffocare, ma vivo! Insomma! Cominciai ad uscire e iniziai ad andare in discoteca, ma quando entravo lì mi sentivo interiormente triste, tanto che mi rifugiai presso la casa di mia madre. Lì, sentivo l’inferno! Dopo questa esperienza, un giorno, guardando un programma alla RAI, vidi padre Fedele da Cosenza che, se ricordo bene, era un grandissimo tifoso della squadra della sua Città. Addirittura, nel programma di Mike Buongiorno, ‘Tutti per Uno’, in una puntata c’era in gara una famiglia bolognese contro i frati cappuccini di Bologna! Ma questo non fu sufficiente. Avevo paura di ritornare di nuovo in convento. Infatti, dovevo entrare per la seconda volta il 12 ottobre del 1993. Ricordo, precisamente, che il pomeriggio di giovedì 23 settembre 2020 accesi la TV su RAI DUE e c’era la messa che trasmettevano da san Giovanni Rotondo. Era il 25° Anniversario della morte di Padre Pio. All’improvviso, sentì un gran caldo scendere su di me dalla testa fino ai piedi. Sentì una grandissima commozione e piansi tantissimo, come può fare un bambino! A quel punto, scese su di me una grandissima gioia e, così, decisi di farmi frate. I miei tre anni iniziali furono bellissimi e pieni di gioia. Ma l’ora del buio arrivò anche per la mia vocazione. Ma, ringrazio a Dio, ho superato anche questo momento!

La notte del 1° maggio 1999, prima della partenza per la beatificazione di padre Pio in Vaticano, lo ebbi in sogno. Mi ha tirato le orecchie, come fa il solito santo burbero, ma colmo del vero amore di Cristo Gesù! È proprio per questo che gli voglio tantissimo bene! Feci la professione perpetua, l’ordinazione sacerdotale, mentre la mia carissima sorella Josephine cominciava a soffrire per un cancro. Era devotissima a padre Pio. Purtroppo, morì il 5 giugno 2007. Intanto, dopo essermi preso la licenzia in Teologia Pastorale presso la facoltà di Teologia all’Università di Malta, i superiori mi hanno mandato come cappellano presso l’ospedale di san Luca. Lì, lavorai per tre anni, fino al 2007. Nel frattempo, dopo la mia ordinazione sacerdotale – che avvenne nel 2003 – accompagnai mia sorella in Inghilterra per il trattamento del cancro. Dal 2005 fino al 2007, feci un master in Australia nella cappellania ospedaliera, con specializzazione in Oncologia. Nel novembre 2007, fu aperto il nuovo ospedale nazionale, Mater Dei. E io sono stato scelto dal Signore, tramite i miei superiori, a essere uno dei cappellani di questo ospedale dedicato alla maternità divina di Maria. La seconda esperienza diretta che ho avuto con san Pio fu quando lo sognai nel giugno del 2008. Ero, esattamente, seduto sulla sedia, lì, con un sorriso celeste. Durante il sogno, egli ascoltò la mia confessione che durò una notte intera. Quando mi alzai sentì una pace profondissima. Quella esperienza fu talmente tanto forte che, ancora oggi, la porto, come tutte le altre esperienze, nella mia anima ovunque io vada. Adesso, capisco perché padre Pio, con la grazia divina che era in lui, fu reso così potente dal Signore, durante il sacramento della riconciliazione. Un altro fatto interessantissimo accadde il 23 settembre del 2016. A quel tempo, feci parte della fraternità del Convento di Għajn Dwieli, dove feci il noviziato negli anni 1994 fino al 1995. Infatti, questo convento, si trova davanti all’unica moschea che abbiamo a Malta! Ricordo che, alle ore 22.00 circa, sentì un profumo fortissimo di rose nella mia camera. Interessante anche il fatto che, a quel tempo, avevo parlato con una persona al telefono che, più in avanti mi confidò un grandissimo segreto sulla sua vita. Questa persona, più tardi, morì durante il sonno nel suo Paese natale.

Dopo queste quattro esperienze, ogni volta che vedo un film di san Pio di Sergio Castellitto, sento in me quel calore e il pianto che feci quella prima volta nel 1993. In ogni crisi vocazionale, io rivedo il film perché la mia è una vocazione quella per Gesù tramite san Pio. Sto capendo che la mia sofferenza nella vita consacrata ha un grandissimo significato nella storia di san Pio. Anche se non mi considero un devotello del santo frate delle stimmate, ma lo sento. E, nel bene e nel male, lui è sempre stato mio amico, compagno, speranza e guida. So di essere un peccatore, debole, ma, allo stesso tempo, so anche che avendo lui insieme a me, ho un grande direttore spirituale che mi conduce a Gesù, Maria e San Francesco. Un ultimo episodio che voglio raccontarvi è il seguente. Noi Cappuccini, a Malta, avevamo un santo frate, padre Joe Saliba. Padre Joe era santo perché serviva con grandissimo amore generoso e gioioso. Spesso, mi ha aiutato parecchio nell’ospedale facendo un po’ di ore extra nei turni di noi frati ospedalieri. Una settimana prima di morire, padre Joe mi affidò il gruppo di padre Pio di Qormi. Era stracontento perché aveva ben 5 gruppi di preghiera sulle spalle da servire, più il faticosissimo lavoro ospedaliero e anche il suo servizio alla Provincia cappuccina maltese come consigliere nel definitorio provinciale. Padre Joe mi parlò il 16 novembre 2016, alle ore 6.55 a.m. in punto, nella sacrestia della cappella dell’ospedale e mi disse: “Mario, fammi la lista del turno dei cappellani per fare il turno dei ministri straordinari dell’eucaristia”.

Dopo la messa, alle ore 8.10 a.m. circa, stavo per andare al ristorante per prendere il cappuccino benedetto del mattino, quando mi hanno chiamato d’urgenza: “Padre! Padre! Vieni alla cappella per favore!”. E lì trovai padre Joe agonizzante e steso per terra! Subito chiamai i dottori e gli infermieri. Amministrai il sacramento degli infermi, gli diedi l’assoluzione, pregai la Coroncina della Divina Misericordia e lo accompagnai fino all’ultimo respiro. Padre Joe morì tra le mie braccia alle 8.40 a.m. presso il reparto di rianimazione. Un altro fatto interessantissimo è accaduto proprio adesso. L’ex direttore dei postulanti che, nel 1993, era il direttore e che mi ha accompagnato in questa mia chiamata cappuccina, ha telefonato proprio adesso, mentre sto raccontando questa bellissima storia. Lui mi chiama raramente. Nonostante ciò, ha chiamato proprio adesso, quasi per confermare quello che vi sto scrivendo. Allora, ditemi voi carissimi, è per caso questa telefonata? Nel film di Castellitto, san Pio dice: “Gesù mi ha detto: ‘VAI AVANTI! VAI AVANTI!’”. E quando ero davanti a lui nulla poteva farmi del male! Questo è l’amico che ho! Che è sempre con me. Parliamo. Ridiamo. A volte, mi tira anche un po’ le orecchie. Ma, in fin dei conti, lo so che ho un vero amico e fratello! Lo menziono sempre nella messa. Lui, San Leopoldo Mandic e Santa Faustina sono la mia vera cricca! Dico sempre come Piuccio: “SONO UN MISTERO PER ME STESSO! E: PREGATE CON GIOIA!”. La mia preghiera è di dire con Padre Pio: “ABBU SON PRONTO! QUANTO VOI TU! Grazie Piuccio! E con il Caruso ti canto dal profondo del mio cuore: Ti voglio bene assai!”.

di Fra Mario Attard

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