La Serva di Dio Elena di Savoia

Principessa reale del Montenegro, sposando Vittorio Emanuele III divenne regina d’Italia e, poi, d’Albania e Imperatrice d’Etiopia. In riconoscimento alla sua grande fede ed alle attività benefiche da lei sostenute, il pontefice Pio XII le conferì, nel 200, la più alta onorificenza prevista a quei tempi per una donna, la ‘Rosa d’oro della cristianità’. Jelena Petrovic Njégos nacque a Cettigne, allora capitale del Regno del Montenegro, l’8 gennaio 1873, dal sovrano Nicola I. Sposò, convertendosi al cattolicesimo, il principe ereditario d’Italia s.a.r. Vittorio Emanuele di Savoia, assumendo, così, anch’ella il titolo di principessa di Napoli. Con l’assassinio di s.m. il re Umberto I, l’anno 1900 vide l’ascesa al trono della nuova coppia reale. Dal punto di vista ufficiale, assunse, in versione femminile, tutti i titoli del marito s.m. Vittorio Emanuele III: regina d’Italia e, con l’avvento dell’impero coloniale, regina d’Albania e Imperatrice d’Etiopia.

La sua presenza accanto al sovrano si mantenne sempre umile e discreta, mai coinvolta in questioni strettamente politiche, ma piuttosto dedita e attenta ai bisogni del suo popolo adottivo. Solo il 27 novembre 1939, tre mesi dopo l’invasione tedesca della Polonia e la dichiarazione di guerra della Gran Bretagna e della Francia alla Germania, la regina Elena si sentì in dovere di scrivere una lettera alle sei sovrane delle nazione europee ancora neutrali (Danimarca, Olanda, Lussemburgo, Belgio, Bulgaria e Jugoslavia), al fine di evitare all’Europa e al mondo l’immane tragedia della Seconda Guerra Mondiale. Riconoscendo i suoi alti meriti, il sommo pontefice Pio XII, il 15 aprile 1937, le aveva conferito la ‘Rosa d’oro della Cristianità’, cioè la più importante onorificenza possibile a quei tempi per una donna da parte della Chiesa Cattolica. Qualche mese dopo, l’Università di Roma la proclamò, invece, dottore in Medicina honoris causa e parecchi Stati le conferirono altissime onorificenze, che ella accettò solo per ragion di stato, essendo particolarmente restia a qualsiasi forma di vanità.

Con l’abdicazione di suo marito alla Corona d’Italia, si ritirarono in esilio presso Alessandria d’Egitto, dove il 28 dicembre 1947 rimase vedova. Tre anni dopo, si scoprì malata di cancro e si trasferì in Francia a Montpellier, presso l’Albergo Metropoli, continuando ad aiutare il prossimo, pur avendo risorse sempre più scarse e dovendo combattere strenuamente contro il male che l’affliggeva. Nel 1951, si trasferì al Mas du Rouel e, nel novembre del 1952, si sottopose a un grave intervento chirurgico nella clinica di Saint Cóme, ove morì il 28 novembre 1952. Fu sepolta, come suo desiderio, in una comune tomba del cimitero cittadino a Montpellier, insieme ai poveri che aveva sempre amato. In occasione dei festeggiamenti per il 50° Anniversario della morte della regina Elena, la Repubblica Italiana ha voluto dedicare alla sua memoria un francobollo commemorativo con sovrapprezzo a favore della ricerca e della prevenzione dei tumori del seno. Sempre in tale ricorrenza, il vescovo di Montpellier diede ufficialmente inizio alla causa di canonizzazione della ‘Serva di Dio Elena di Savoia, laica della diocesi di Montpellier e del vicariato di Roma, regina d’Italia’. Attore del processo è l’Association Internationale Reine Hélène d’Italie, con sede a 542 Rue de Centrayrargues, 34000 Montpellier, France, a cui ci si può rivolgere per informazioni e per dare relazioni di grazie ottenute per intercessione della serva di Dio. La fama di santità della regina Elena era già stata esplicitata dal card. Ugo Poletti, in un’omelia.

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