Monopattini a Messina

Li vediamo sfrecciare a tutte le ore, anche dopo il tramonto, quando la loro visibilità non è così nitida per gli automobilisti e i pedoni: sono i monopattini elettrici, i nuovi mezzi di locomozione ecosostenibili, tanto amati dai giovani, ma anche da chi pensa di poter risolvere i problemi della mobilità cittadina con un mezzo poco inquinante che non necessita di grandi spazi per il suo posteggio, dato che può essere facilmente ripiegato e conservato anche in un borsone ed evitare le file delle ore di punta. I prezzi variano molto. Si parte da una fascia bassa di poco più di cento euro, fino ad arrivare ai modelli più equipaggiati che sfiorano o superano i mille euro e più, ma sono dotati di sistemi di sicurezza sempre più aggiornati, collegamenti ad app tramite bluetooth e pluriaccessoriati. Proliferano, naturalmente, le piattaforme dove si possono comprare di seconda mano. Cimeshop, ad esempio, è un nuovo sito specializzato per gli utenti del monopattino. Si tratta di un’elaborazione del gruppo Facebook ‘Club Italiano Monopattino Elettrico’, una community italiana che, in questo momento, conta più di 14000 iscritti, che mette in contatto con scambi di opinioni e consigli tecnici gli utenti che hanno la passione per questo mezzo ecologico e per la micromobilità in genere. Se da una parte indubbiamente il monopattino elettrico ha dei vantaggi notevoli, soprattutto a livello di consumi e di emissioni nocive nell’atmosfera, dall’altro bisogna ammettere che non tutti i suoi conduttori usano buon senso o rispettano le principali norme del codice della strada. Esistono dei limiti anagrafici: il guidatore deve avere almeno 14 anni e, se minorenne, dovrebbe indossare il casco, resistente allo scalzamento e omologato secondo i parametri previsti dalla legge. Non è prevista, però, una targa, per individuare il mezzo e il conduttore, il che comporta non pochi problemi in caso di sinistri.

Dal punto di vista tecnico, sono individuati come ‘acceleratori di andatura’, perché consistono in una piattaforma poggia piedi, fornita di ruote ad ogni estremità, dotata di sospensioni e un manubrio a ‘T’ con un acceleratore incorporato, non hanno i pedali, né un seggiolino. La legge prevede che non si possa superare la velocità di 25 km/h sulla carreggiata o di 6 km/h nelle zone pedonali, che è obbligatorio reggere con entrambe le mani il manubrio, tranne quando deve essere segnalata la manovra di svolta, che non è consentito guidare con una sola mano per reggere con l’altra una borsa, un ombrello o animali. È obbligatorio, inoltre, l’uso del giubbotto o delle bretelle catarifrangenti ad alta visibilità da mezz’ora dopo il tramonto, per tutto il periodo di buio e durante il giorno se lo richiedessero le condizioni atmosferiche. Piuttosto instabili, questi veicoli non di rado sfrecciano sui marciapiedi, percorrono contromano tratti di strada, malgrado i divieti, tra i passanti, col rischio di provocare cadute reciproche. Alcuni incoscienti si esibiscono in pericolose evoluzioni, spaventando soprattutto le persone anziane, già provate dalla brutta esperienza della pandemia, che costringe a cautele e mascherine. C’è chi teme che possa diventare un mezzo di fuga per scippatori e malintenzionati. Pochissimi i controlli, purtroppo, mentre i problemi di circolazione peggiorano, anche per lo stato pietoso di molte strade cittadine, piene di buche e crepe provocate dalle radici degli alberi. C’è chi si sposta in monopattino anche sulla Statale 113 tra S. Saba e Ortoliuzzo, arteria, peraltro, trafficatissima di automobili, di ciclisti, carrozzine con cavalli, assai poco illuminata nelle ore serali. Raramente i conduttori dei monopattini indossano il giubbotto catarifrangente che li renderebbe più visibili o hanno qualche luce, bianca gialla davanti e luci rosse dietro. La sensazione di libertà deve essere notevole, anche se la velocità che si deve tenere è piuttosto bassa. Nelle città del Nord Europa, l’esistenza di piste ciclabili nel circuito cittadino li rende più sicuri per i conducenti e per i pedoni, ma qui è solo un’utopia.

di Pina Asta

Print Friendly, PDF & Email