Lettera aperta della dott.ssa Alfonza Pizzo. Cosa è cambiato per i più fragili?

Cosa è cambiato per i più fragili? Proprio nulla, purtroppo, nonostante gli sforzi delle Associazioni dei malati e le false promesse dei politici che da più di trenta anni governano la Sanità. Si continua a fare pubblicità negativa ai ‘falsi invalidi’ senza mai una vera e profonda riflessione sul Sistema delle visite e delle relative certificazioni ai ‘veri’ invalidi e alle conseguenze nefaste che l’insensibilità di alcuni medici comportano per le famiglie che di un vero invalido si occupano e che cercano solamente di ottenere dal Sistema il giusto riconoscimento dei propri diritti. Mi fa male scrivere questa lettera, perché sono un Medico, ma sono, soprattutto, una cittadina che si è trovata negli anni dalla parte di queste infelici famiglie. Ben trenta anni fa, in occasione dell’ictus grave che ha colpito la mia nonna materna, che viveva in un piccolo paese della provincia, ho faticato non poco a ottenere SOLAMENTE che la Commissione Medica facesse una visita domiciliare, per evitare a una povera vecchietta il trauma di un trasporto in ambulanza in quella che, al tempo, era la sede nella quale venivano visitati gli invalidi e che di umano non aveva nulla.

Solo la minaccia di un articolo sul giornale fatta da un mio amico che era giornalista sulla Gazzetta del Sud ha smosso la ‘coscienza’ degli addetti, che si sono presentati a casa di mia nonna senza costringerci a portarla da loro. Quello che, invece, è accaduto, dopo circa venti anni, per la richiesta di invalidità per mia madre, con osteoporosi gravissima secondaria a malattia autoimmune, con crollo di tre vertebre e frattura patologica di femore, è stato ancora peggio… Dopo la visita, l’hanno dichiarata ‘rivedibile’ a sei mesi…. E dopo sei mesi, quando l’ho fatta trasportare in autoambulanza nella Sede della Commissione, si era fratturata anche l’altro femore. Questa seconda volta, le mie dichiarazioni sono state molto pesanti.., e ha ottenuto l’invalidità. Due anni fa, mia sorella ha avuto una grave ischemia in seguito alla quale, purtroppo, le è stata diagnosticata demenza grave.

Visita presso la Commissione, certificazioni da strutture pubbliche esaustive: dichiarata inabile al 100% per grave declino cognitivo senza indennità di accompagnamento. Ma come può gestire la sua vita un paziente con grave declino cognitivo, inabile al 100%, senza la supervisione di un accompagnatore? Fatto il ricorso, il giudice ha riflettuto un anno per nominare un CTU…e dopo ampia riflessione e lettura delle carte, ha nominato un CTU specialista in Oncologia Medica. Per fortuna il medico si è dimostrato davvero coscienzioso e, alla visita, si è fatto coadiuvare da uno specialista neurologo. Ho dovuto riaccompagnare mia sorella, ripercorrere nuovamente tutta la sua storia, assistere alla sua sofferenza di essere visitata e interrogata da estranei e, non per mancanza di gentilezza o di umanità da parte dei CTU, ma solo perché questi malati soffrono a lasciare il proprio ambiente e cambiare le proprie abitudini.

Alla fine della visita, l’ho vista sorridere e stringere la mano a tutti… anche se non aveva capito nulla di quello che era stato fatto… e io avrei voluto urlare che non è giusto aggiungere sofferenza a sofferenza solo per incapacità di assumere giuste decisioni. Per i più deboli niente è cambiato, perché dovrebbe cambiare la sensibilità e la capacità di giudizio…, .ma queste sono caratteristiche che non si acquisiscono con la laurea… L’umanità e la signorilità o ce l’hai… o non l’avrai, per sempre.

Alfonsa Pizzo