Il Coniglio selvatico

Il coniglio selvatico è presente in tutto il nostro continente, nell’Africa Settentrionale ed è stato importata nel secolo scorso anche in Australia. In Italia è relativamente abbondante nella penisola e molto numeroso nelle isole, e precisamente in Sicilia, Sardegna e nell’arcipelago toscano. Quello europeo misura non più di cinquanta centimetri di lunghezza, compresi i sei della coda. Anche se a prima vista ricorda, nella forma del corpo, la lepre, le minori dimensioni, i padiglioni auricolari non eccessivamente sviluppati e gli arti sia anteriori che posteriori più tozzi, lo rendono facilmente distinguibile. Il manto morbido e lanoso del coniglio varia di colore dal grigio al bruno chiaro sul dorso, mentre è bianco sul ventre e sulla superficie interna degli arti. Anche la superficie inferiore della coda è bianca; carattere che risalta notevolmente, perchè la coda viene portata sempre in posizione eretta. Così, quando un coniglio selvatico corre e salta in un prato al crepuscolo o nelle notti di luna piena, il ciuffo di pelo bianco della coda richiama l’attenzione anche del più sprovveduto osservatore.

Con la lepre il coniglio selvatico condivide il tipo di habitat, ma le sue abitudini di vita sono profondamente diverse. Il coniglio selvatico, infatti, è un animale tipicamente sociale e la sua vita in branco è regolata da precise gerarchie, in cui i piccoli e i vecchi godono della massima considerazione. Il vivere in folti gruppi gli permette di colonizzare vaste aree di terreno, dalle quali le solitarie lepri sono costrette a sloggiare, per trovare una dimora più tranquilla. Il suo spirito di adattamento lo porta a stabulare indifferentemente tanto in montagna quanto in pianura, tra le rocce o in riva ai fiumi, in prossimità di copiosi ruscelli. Pur amando vivere all’aperto, sotto il sole, senza disdegnare comunque temperature rigide o ambienti umidi, durante il giorno il coniglio vive in un rifugio sotterraneo che condivide con gli altri individui del gruppo. Questa tana, che serve ed è gelosamente custodita da gruppi formanti “ famiglie” o “ coppie” , è costituita da numerosi cunicoli che si intersecano ed hanno più di uno sbocco verso l’esterno. Al crepuscolo il coniglio esce dalla tana per procurarsi il cibo, costituito esclusivamente da vegetali. Talvolta, nel caso in cui la tana sia minacciata, può ritardare il ritorno alla stessa anche di diversi giorni.

Essendo dotato di udito, olfatto e vista molto sviluppati è pronto a fuggire al minimo sentore di pericolo, e il suo scatto, una volta decisa la fuga, è bruciante e seguito da un a corsa a zig zag. Per non farsi sorprendere allo scoperto da eventuali predatori, come donnola, faina, corvidi, cinghiali e tutti i rapaci notturni, nelle ore di uscita viene affidato ad alcuni componenti del gruppo il compito di fare la guardia: al minimo rumore, i guardiani battono fortemente le zampe posteriori sul terreno per avvertire gli altri animali dell’imminente pericolo. La smisurata prolificità del coniglio selvatico, nota a tutti, dipende soprattutto dal fatto che l’accoppiamento può avvenite in qualsiasi mese dell’anno, a partire dagli otto mesi di vita. Il corteggiamento che precede l’accoppiamento avviene con un rituale piuttosto costante. Il maschio, mantenendosi a circa cinque metri di distanza dalla femmina, le gira intorno saltando, poi si avvicina fino a circa due metri di distanza e le espone la parte posteriore, innalzando ritmicamente la coda; successivamente la spruzza con un getto d’urina.

A questo punto la femmina prende la sua decisione, se accettare o meno le proposte del maschio. Se la risposta è positiva, l’accoppiamento si verifica dopo pochi istanti. La gestazione dura da trenta a trentadue giorni e, appena dodici ore dopo il parto, la femmina può accoppiarsi di nuovo. La sua riproduzione in cattività viene praticata solo allo stato di semilibertà, cioè entro grandi recinti al cui interno vengono riprodotte le condizioni in cui l’animale vive in natura e osservando determinate precauzioni per evitare rischi di epidemiologia.

di Armando Russo

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