La leggenda dell’Adorno sullo Stretto di Messina

In aprile e maggio, lo Stretto di Messina viene investito dal flusso migratorio dei rapaci e cicognidi. In particolare, transitano sul versante siciliano e calabrese migliaia di falchi Pecchiaioli, localmente, chiamati Adorno. Negli anni ’70, era consentito dare la caccia a questo volatile (oggi, appartiene ad una specie protetta) e i cacciatori costruivano, in diversi punti dei nostri Monti Peloritani, diverse postazioni, che, tutt’oggi, esistono come ruderi. Molte località, nei Peloritani, sono famose al “passo” dei falchi: Pizzo Chiarino, Portella Castanea, Monte Ciccia e Pace, Santa Rosalia, Salice, etc.

Di questo tipo di attività venatoria, sono rimaste alcune leggende, frutto di tradizione popolare. Una di queste è la storia del “Sindaco”. Infatti, durante il periodo del passo primaverile degli Adorni, il 15 aprile, maggio e giugno, alcuni cacciatori della comunità degli appassionati agli “Aceddi” si riunivano per andare a caccia e chi non riusciva, durante l’intera stagione, ad abbattere un Falco, subiva il dispregiativo di Sindaco, il che significava che per una stagione diventava zimbello del gruppo con l’onere di dover, continuamente, pagare le libagioni al bar, un po’ come le matricole all’università.

Inoltre, in alcuni piccoli paesini calabresi, nelle giornate di festa patronale, in giugno, il cacciatore-Sindaco veniva posto su un asino bianco e portato a spasso per il paese con dietro la processione dei cacciatori. In serata, poi, grande “schiocco” con poderose libagioni di vino, tutto a spese del malcapitato “Sindaco”. Poi, si racconta un’altra tradizione popolare, quasi leggenda, calabrese e siciliana, che attribuisce all’uccisione del falco Pecchiaiolo un potere magico contro l’infedeltà della moglie, la cui spiegazione può essere ricercata nelle circostanze storiche dovute alla particolare posizione geografica di queste regioni, per secoli terre di razzie di pirati ed invasioni di briganti.

Quello che oggi sembra un rito scaramantico contro il tradimento coniugale, era, probabilmente, in passato una forma di esorcismo contro le scorrerie piratesche, che portavano con sé violenze ed offese al proprio “onore” familiare, al pari dell’infedeltà: l’uccisione di questo rapace assumeva, quindi, il significato di una vittoria contro un “invasore” venuto dal mare. Nella tradizione alto-medievale, il falco era considerato animale erotico, simbolo di seduzione attuata con la sorpresa; a questa identificazione dell’Adorno con la seduzione è da aggiungersi il fatto che esso è predatore di api.

L’ape è considerata, infatti, simbolo di castità e purezza, poiché si riproduce senza accoppiamento. Da qui si ritiene, come credenza popolare, che la caccia all’Adorno sia, ancora oggi, una sorta di scaramanzia contro l’infedeltà coniugale; tale atteggiamento ha la funzione di trasferire su un bersaglio la propria aggressione, e, quindi, sconfiggere, catturando la preda. Oggi i falchi sono protetti e le storie servono solo per i racconti, come dire.. C’era una volta.

di Armando Russo

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