Lungomare Antonello da Messina

Il tratto di affaccio a mare – ovvero quello cha va dal Torrente Boccetta sino a Villa Sabin – proponiamo sia riconoscibile con un nome. Se pensiamo al Colosseo, ci viene in mente subito Roma, se pensiamo alla Torre Eiffel, Parigi. Stessa cosa con la Torre Pendente e con il Grande Acquario, rispettivamente Pisa e Genova. Cioè moltissime città nel mondo sono immediatamente riconoscibili e identificabili con un bene culturale e/o naturale. Messina, purtroppo ancora no. Possiamo, anzi, dobbiamo avviare a tutto questo con un nome che identifichi subito la nostra Città e quale meglio di Antonello Da Messina, nel cui nome trapela già tutto l’amore verso la nostra Città. Amore che dovrebbero avere tutti i nostri concittadini. Antonello si chiamava Antonio de Antonio, eppure ha firmato tutte le sue opere come Antonellus Messanensis, così come lo conosce tutto il mondo. Uno dei più grandi artisti del rinascimento, non solo italiano. Così immenso che lo stesso figlio Iacobello lo definì pittore non umano e i cui critici moderni di Storia dell’Arte (Mauro Lucco, Giovanni Taormina, Renato Tommasino, ecc.) lo mettono sullo stesso piano di artisti del calibro di Raffaello e Tiziano.

Di Antonello, sappiamo dove è nato e dove aveva bottega, nel quartiere Sicofanti, sito tra la Via 24 Maggio e il Viale Boccetta, alle spalle dell’antica Chiesa di Santa Maria della Scala o della Valle. Praticamente, a meno di 500 metri dalla foce del torrente omonimo. Di fronte, l’attuale PalaCultura Antonello. Sappiamo anche dove morì e dove ha chiesto di essere sepolto. Nell’ex Convento dei Frati Minori Osservanti (lo stesso Antonello era terziario francescano) di Santa Maria di Gesù Superiore, a Ritiro, adiacente il Viale Giostra, a meno di due km dall’ex gasometro. Dunque, cosa c’è di meglio di intitolare quel lungomare riqualificato e pulito ad Antonello, facendolo diventare il Lungomare di Antonello da Messina, riempiendo quegli spazi con le riproduzioni, delle opere dell’artista, su tavola e in scala reale, da allocare in teche trasparenti e illuminate opportunamente, lungo tutto il percorso? E, se occorre, riprodurre anche le opere della scuola antonelliana. Immaginiamo anche la parete esterna – lato mare – dello stabile che ospitava l’Irrera a Mare, coperta da uno schermo che riproduca le opere di Antonello visibili da tutti coloro (turisti e non) che sbarcano a Messina attraverso lo Stretto. Antonello deve diventare non solo il logo di Messina, ma il brand, lo storytelling della nostra Città.

Ogni ente pubblico, compreso il Comune e Città Metropolitana, lo usino come logo nella carta intestata. E, inoltre, Messina che prima ospitava il glorioso premio David di Donatello, può istituire il premio internazionale di Arti Visive (pittura, foto, ecc.) Antonello da Messina, richiamando e ospitando artisti di tutto il mondo. Per promuovere la figura di Antonello anche alle nuove generazioni, si propone di istituire anche un campionato studentesco di pittura nazionale sulla stregua di quello che avviene per i campionati di fisica, chimica, latino, ecc., riservato agli Istituti d’Arte e alle Accademie di Belle Arti. Non solo. Ma le amministrazioni locali, in collaborazione con le associazioni degli albergatori, potrebbero offrire un soggiorno gratuito di una o due notti per gli sposi di tutta Italia (per iniziare) di cui almeno uno dei due coniugi abbia il nome di Antonella o Antonello. Da ripetere per le nozze d’argento, d’oro, ecc. Lasciamo immaginare le ricadute per il turismo, per il comparto e relativo indotto. Antonello da Messina può rappresentare quello che W. Shakespeare rappresenta per Stratford-upon-Avon. Oltre 25 milioni di turisti l’anno! Antonello, ben donde, può rappresentare Messina con il Lungomare di Antonello da Messina, metafora della rinascita della nostra amata Città.

Giuseppe Previti, presidente Fondazione di Partecipazione Antonello da Messina

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