Galati Mamertino – Festival del Giornalismo Enogastronomico

La kermesse, che da otto anni ha preso il nome di Festival del Giornalismo Enogastronomico, si svolge e viene celebrato a Galati Mamertino (ME), presso i grandi locali dell’Incubatore. Gli organizzatori dell’evento, che ha avuto luogo nei giorni scorsi, sono stati l’Associazione culturale Network con la Fondazione Celestino Drago e il Comune di Galati Mamertino, con la presenza di personalità e ospiti del modo imprenditoriale, politico e della ricerca, giornalisti, docenti ed esperti di settore. Nella tre giorni non è mancato il consueto aggiornamento, a cura dell’Ordine Regionale dei Giornalisti, che ha favorito, sull’argomento, anche la formazione con attribuzione dei relativi crediti. Attorno a tutto ciò, sono state notevoli anche le partecipazioni attive di numerosi comuni dei Nebrodi e dintorni, richiamati dall’esigenza di non trascurare quanto necessario per occuparsi di un problema, emerso non improvvisamente, ma che va prendendo la china sempre più velocemente, un problema che è diventato il problema della sopravvivenza dei Nebrodi. Non cessano di insistere su ciò in cui continuano a vedere: le specifiche varietà e peculiarità che si trovano nel ricco territorio mamertino e in tutti i paesi limitrofi che inseguono lo stesso destino, l’economia che è ferma, l’economia che non parte, la desertificazione dei luoghi. Sono paesi, quelli come Galati Mamertino, che – quanto a posizione è forse il più alto – si affacciano, con una visione a perdita d’occhio, a valle sul Tirreno costellato dalle Isole Eolie e, per il resto, circondato dalla campagna verdeggiante e dai ricchi boschi.

A Galati Mamertino, troviamo anche una florida ricca pineta a monte, piantumata ad opera dell’illuminato, lungimirante podestà dell’epoca, dottor Antonino Bianco, a tutela del territorio e affiancata da numerose robinie, utilizzate all’epoca per il rimboschimento. Numerosi i corsi d’acqua e la sovrabbondanza di ruscelli che rendono i luoghi ricchi di macchia mediterranea dal profumo di ginestra e di porcini. Uliveti, vigneti, alberi da frutto, ortaggi e verdure selvatiche dal gusto unico, di ogni varietà, tutto come in un paradiso. Insistono gli organizzatori, esperti e relatori del Festival Enogastronomico, presso l’incubatore di Località Contura, giunti da ogni parte d’Italia, senza contare l’impegno delle personalità territoriali e regionali, Assessorato Regionale per le attività produttive, sindaci e assessori e titolari d’imprese, cooperative zonali e giornalisti della stessa Amministrazione Comunale, il cui sindaco, Vincenzo Amadore, si è adoperato con l’Amministrazione alla buona riuscita dell’importante evento, ottimo per il rilancio della montagna. L’opinione comune, generata su Galati Mamertino, luogo, al momento, quasi privo di gioventù, come nei comuni confinanti, è quella che emergeranno peculiarità che non tutti scorgono, dove basterebbe un team che insista e che riesca a vederci chiaro dove altri vedono poco o il nulla.

Si amano il Paese e le proprie radici, ma si ha una mentalità radicata, consolidata già negli anni ‘80 e ‘90, quando tutti iniziarono a partire, supponendo che il benessere fosse fuori Galati, dei nostri paesi, forse in qualche recondita città del Nord – ha dichiarato il relatore, tra gli organizzatori, giornalista de Il Sole 24 Ore, Nino Amadore –, contrariamente, Galati e tutti i paesi dei Nebrodi già anch’essi spopolati, hanno grandi potenzialità nell’agro-alimentare di qualità, prodotti d’attrazione, sempre più richiesti per un forte ‘brand’ col marchio della sicilianità”. “Basterebbe un’adeguata regia politica – ha continuato il giornalista Amadore che è nato e cresciuto a Galati Mamertino, ma che vive e lavora a Palermo –, una regia politica coi requisiti, per aiutare il territorio, per ridurre il problema del sistema viabilità in Sicilia che rappresenta un freno”. “Longi, Galati… San Salvatore di Fitalia, San Marco D’Alunzio e tanti altri comuni; certo, poi, si pensa come raggiungere questi territori e da questi come raggiungere il resto d’Italia e anche più lontano, per veicolare una produzione di qualità; oggi, sono già sparite anche le antiche corriere e la percorribilità in Sicilia, per i collegamenti, non è certo il massimo e costituisce un grave limite”.

Questi paesi, purtroppo, sono spopolati, non vi era altro oltre la corriera degli studenti che conduceva i ragazzi alle scuole superiori nei paesi rivieraschi, corriere che, un tempo, si contavano in maggior numero e per Messina (all’epoca ancor priva della costruzione delle autostrade) e le antiche ‘corriere’ percorrevano tutta l’infinita ‘Nazionale’ in andata e ritorno fino a Messina, e per Palermo. Per quegli studenti che hanno praticato quelle ‘rotte’, è stata davvero dura arrivare al diploma e, in qualche caso, alla laurea. Ad oggi, dopo quasi cinquant’anni, nulla è cambiato in meglio quanto a viabilità e trasporti; le autostrade costruite per Messina, in quel tempo, e per una parte verso Palermo, costituiscono, tutt’oggi, grave pericolo essendo perennemente per lunghi tratti, a una corsia, a causa delle tante chiusure delle gallerie ridotte a una sola corsia, un colabrodo che costituisce pericolo costante. E così, preso atto della potenzialità dei luoghi per un agroalimentare di qualità, con produzioni di carni, salumi, formaggi, verdure, grano, olio, vino, noci, nocciole e… aria, aria pura che non fa invidia neppure alle Dolomiti, viene meno il sistema viario che è frenante, per favorire quello sviluppo sicuro alle imprese in divenire. Non facilitando, così, il trasporto di merci e prodotti alle possibili aziende, con una adeguata viabilità, viene costituito un ostacolo limitante che fa crollare, senza pietà, l’idea d’impresa. “Ma se conosci e rilevi il problema, allora ti sforzi di trovare la soluzione e lo individui e lo rimuovi”, ha dichiarato ancora Nino Amadore de Il Sole 24 Ore. Non si rassegnano gli addetti ai lavori. Sono passati otto anni e si discute sempre presso l’incubatore d’imprese sul progetto enogastronomico, financo i giornalisti dibattono, da sempre, nella formazione che si ripropone ancora per far conoscere le realtà siciliane, i prodotti di qualità dei luoghi unici. Si potrebbe fare impresa “perché la ricchezza persiste ed è impagabile abitarvi, perché hanno un fascino e una bellezza impareggiabili”, dicono tutti e, soprattutto, chi è andato via per cercare fortuna lontano.

Dello stesso parere Pino Drago, ristoratore locale, fra gli organizzatori, di una famiglia, i Drago, capostipite il fratello maggiore Celestino Drago, a dichiarare che, con i prodotti della ricercata sicilianità, con le ricette culinarie delle pietanze mamertine, apprese dai nonni, hanno creato un impero nella ricca America del Nord. Imprenditori e giornalisti sono della stessa opinione, come innanzi al letto di un malato, conoscono già la cura, per quell’economia asfittica che non decolla e fa sparire i cittadini dalla loro splendida terra natale, privata dai mezzi di comunicazione efficaci e adeguati, da strade, autostrade, porti, aeroporti. Come al capezzale di un malato, esperti e ospiti del settore venuti da lontano hanno discusso per ben tre giorni, e attendono ancora, senza fortuna, che i politici della Regione Sicilia in primis, facciano prima possibile quanto necessario per evitare lo spopolamento generale e diano la possibilità di creare reddito in loco, attraverso le risorse della terra con introiti a prova di ecosistema.

di Anna Franchina

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