Lampedusa e L’Unicef

Se solo immaginassimo quanto lavoro, forza di volontà e amore sono necessari per accostarsi a Lampedusa, soprattutto pensando a chi giunge su un barcone, in quella che spera possa essere la terra promessa e desiderare ancora, salvandosi dalle pericolosità del lungo viaggio in mare, di trovare il conforto, l’accoglienza, un sorriso e la nuova vita. Niente che possa essere di circostanza, ma qualcosa di concreto, fattivo, tangibile. Cosa rappresenta Lampedusa per chi parte con un barcone, in un mare in piena tempesta e sfuggire, alla morte sicura, dal proprio paese in guerra e carestia? La qualità del dare dovrebbe essere di vero aiuto a tale circostanza. Per colpa di questo o di quello si tergiversa, sì, c’è l’accoglienza, siamo cristiani e siamo italiani, il nostro credo ci impone di salvarli tutti, se possibile, nessuno escluso. E c’è l’accoglienza, la prima fase, l’incontro con i profughi in mare a qualsiasi età, anche nascituri venuti al mondo in mezzo alla tempesta. Forse sedersi attorno a un tavolo, dopo tanti anni di accoglienza italiana e di tanti morti in mare che continuano a fuggire dalle loro terre, forse potremmo chiederci se davvero ciò è il massimo che si possa fare. Piuttosto che riflettere sul prima della partenza, sull’arrivo, sulla salvezza e la loro rinascita, e tutto ciò che li attende dopo. La giovane giornalista Claudia Conte con l’Unicef se l’è chiesto ed è giunta a Lampedusa pensando ai diritti di bambini e migranti, a quel rispetto per la vita umana negata a cui vorrebbe dare una parte del suo operato per la vita e per il bene di tanti infelici.

Ha visitato l’hot spot e raccolto tante testimonianze dei migranti sbarcati e volontari impegnati a far fronte a una emergenza senza fine. Nei giorni scorsi, a Lampedusa, è giunto in missione anche il direttore generale del Comitato Italiano per l’Unicef, Paolo Rozera, con Claudia Conte, giornalista e attivista per i Diritti Umani, e Nicola Dell’Arciprete, coordinatore in Italia dell’Ufficio Unicef per l’Europa e l’Asia centrale, col fine di dare concrete e fattive risposte a rifugiati e migranti, bambini, adolescenti e famiglie. L’incontro è stato particolarmente toccate, in particolare per alcuni di loro, per la perdita in viaggio dei congiunti; immenso lo sconforto, avvenuto con viva commozione, e l’ascolto della loro sofferenza scritto nei loro occhi, visibilmente drammatico e angoscioso. E per affrontare tutto ciò è necessario sempre una grande forza di volontà e un coraggio non indifferente. Alla visita effettuata dalla delegazione, si è unito il primo cittadino, il sindaco Filippo Mannino, molto sensibile sull’argomento che tocca tristemente la vita umana; l’argomento principale: l’accoglienza, la disponibilità e trovare le adeguate risposte alle situazioni critiche in atto. “Costante – ha detto il sindaco Mannino – l’esigenza di fronteggiare l’emergenza, in coordinamento con il Viminale, e si rivela importantissimo agire in sinergia congiuntamente con le Forze dell’Ordine, la Croce Rossa, la Guardia Costiera, l’Unicef. Ciascuno col proprio compito; tutta l’organizzazione e il sincronismo sono rivolti agli esseri umani sfortunati, fuggiti dalla propria terra e, miracolosamente, scampati”. “Sono i loro occhi a parlare per loro, a raccontare drammaticamente la loro sofferenza – haaffermato la giornalista Claudia Conte, innanzi a questa immane sofferenza–, specialmente quella dei minori, spesso non accompagnati, anche se in quegli occhi colmi di dolore esiste un filo di speranza”.

Ed è proprio a quella speranza, in cui gli ‘ultimi’ si aggrappano, che si vuol dare una risposta. Si calcola che oltre 8mila minorenni non accompagnati siano giunti dall’inizio dell’anno e, affiancato a tutto ciò, dietro l’organizzazione umanitaria c’è un mare di lavoro, quel darsi da fare, quel rimboccarsi le maniche senza alcun tentennamento. “Un lavoro instancabile quello effettuato da operatori sanitari, umanitari, uomini e donne in loco, che sostengono e assicurano aiuto psicosociale, legale e il consiglio dell’affido a servizi specializzati – ha affermato la giornalista in campo Claudia Conte –, un lavoro senza sosta”. Paolo Rozera, direttore generale del Comitato Italiano per l’UNICEF, durante l’incontro ha ringraziato tutti coloro che operano in aiuto dei rifugiati scampati alla morte in terra italica, dalle Forze dell’Ordine, alla Guardia Costiera, alla Croce Rossa, ai medici, ai volontari tutti per il lavoro svolto e l’impegno dimostrato. Si calcola che già dalla fine dell’anno 2016, l’Ufficio Unicef per l’Europa e l’Asia Centrale sono operativi con il loro importante programma di salvare migranti e rifugiati, fratelli sfortunati, e dare loro quell’aiuto che non si può negare.

di Anna Franchina

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