In viaggio dal 1977: La sonda Voyager 2 risponde alla Nasa

Si trova a oltre 18,8 miliardi di chilometri dalla Terra, in viaggio dal lontano 1977, oltre il nostro sistema solare. La sonda Voyager 2, tuttavia, continua a regalare emozioni ai terrestri. I responsabili della missione, tramite una speciale antenna, le hanno inviato un segnale che la sonda ha confermato di aver ricevuto eseguendo i comandi senza problemi. A favorire il contatto, è stata l’antenna Deep Space Station 43 – l’unica al mondo in grado di inviare comandi a sonde così distanti –, che si trova a Canberra, in Australia, e fa parte del Space Network (DSN) della Nasa, una rete di antenne radio utilizzate per comunicare con veicoli spaziali che operano oltre la Luna, dislocate anche in California e Spagna. Problemi tecnici avevano reso inutilizzabile il potente strumento terrestre che – a causa di alcuni pezzi da sostituire da oltre 47 anni – non riusciva più a entrare in contatto con la sonda, rimasta totalmente invisibile alla completa rete di antenne per via di una traiettoria seguita nel 1989, durante un sorvolo di Nettuno, la luna di Tritone. L’aggiornamento tecnico, secondo la Nasa, andrà a beneficio anche di altre missioni, incluso il Rover Mars Perseverance, che dovrebbe atterrare sul pianeta rosso il 18 febbraio 2021, e la missione Artemis della Nasa che intende riportare l’uomo sulla Luna. “L’aspetto unico di questo progetto – commenta Brad Arnold, responsabile del progetto Deep Space Network (DSN), presso il Jet Propulsion Lab della Nasa – è che stiamo lavorando a tutti i livelli dell’antenna, dal piedistallo fino ai sistemi che si estendono sopra il bordo. La comunicazione di prova con la sonda suggerisce che le trasmissioni sono in linea con il nostro lavoro”. “L’antenna DSS43 è un sistema altamente specializzato – aggiunge Philip Baldwin, responsabile delle operazioni per il programma SCaN (Space Communications and Navigation) della NASA – ci sono solo altre due antenne simili nel mondo. Abbiamo deciso di effettuare questi aggiornamenti per garantire che l’antenna possa continuare a essere utilizzata per le missioni attuali e future”.

di Sergio Lanfranchi

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