Malta – Pensieri di un frate cappuccino maltese che vive coi malati dell’ospedale oncologico

Ho compiuto esattamente un mese che sto vivendo qui, giorno e notte, ventiquattro ore su ventiquattro, per salvaguardare i nostri pazienti dal Coronavirus, nell’Ospedale oncologico Sir Anthony Mamo a Malta. Giorno 26 aprile, mi dice tanto. Sono nato al 26 agosto 1972. E, il 26 agosto è anche il giorno di nascita di Santa Teresa di Calcutta, comunemente riconosciuta come Madre Teresa. Devo dire, e questo lo dico con tanta sincerità, gioia e riconoscenza a Dio, che la mia permanenza qua all’ospedale oncologico è un’esperienza veramente di nascita su diversi livelli. Prima di tutto, sto apprezzando di più la grandissima bellezza della preghiera. Quando si prega non siamo MAI soli! Prima di tutto, c’è con noi la Santissima Trinità, la Madre di Dio e Nostra Madre, gli angeli, i santi e anche le anime del Purgatorio. Poi, anche quando si prega, si sente il calore e il sostegno di tutta la chiesa universale. Questo fatto mi ha colpito moltissimo, specialmente quando celebro la messa nella sacrestia della cappella dell’ospedale. Durante il santissimo sacrificio dell’altare, mi sento la presenza del popolo intero di Dio sparso per il mondo! Quindi, anche se venne negata la presenza fisica delle persone, la comunione spirituale rimane lì! Anzi, la sua dose aumenta e aumenta di più!

Un’altra cosa che mi ha colpito molto è il sostegno che ho ricevuto. Sia dai miei frati cappuccini che dal popolo di Dio. Come Dio provvede, carissimi! E come è vero quello che dice Papa Francesco, cioè quanta potenza di grazia c’è ne nella cura del popolo di Dio per il suo sacerdote! Nell’omelia della messa del crisma del Giovedì Santo, del 28 marzo 2013, il Santo Padre esorta così il popolo di Dio: “Cari fedeli, siate vicini ai vostri sacerdoti con l’affetto e con la preghiera perché siano sempre Pastori secondo il cuore di Dio. La ragione è ovvia: quando il cuore umano è guidato dalla grazia può essere un validissimo strumento per unire il cuore del pastore con quello dell’Eterno Buon Pastore, Gesù Cristo! In questa esperienza, c’è la vicinanza salutare del sacerdote al popolo di Dio. È quando il sacerdote è vicino al popolo di Dio che, veramente, diventa un’icona viva della misericordia del Padre Nostro”. Nel suo discorso ai parroci di Roma, il giovedì 6 marzo 2014, Papa Francesco disse:“A immagine del Buon Pastore, il prete è uomo di misericordia e di compassione, vicino alla sua gente e servitore di tutti … Chiunque si trovi ferito nella propria vita, in qualsiasi modo, può trovare in lui attenzione e ascolto … C’è bisogno di curare le ferite, tante ferite! Tante ferite! C’è tanta gente ferita, dai problemi materiali, dagli scandali, anche nella Chiesa… Gente ferita dalle illusioni del mondo… Noi preti dobbiamo essere lì, vicino a questa gente. Misericordia significa prima di tutto curare le ferite”.

Infine, la mia presenza nell’ospedale oncologico mi sta aiutando tantissimo ad apprezzare di più la preghiera con la gente. Infatti, ogni giorno, alle ore 17.00 precise, vado nella sala pediatrica e lì prego il rosario con il personale medico, i bambini e loro genitori. Questo rosario è talmente forte perché la preghiera dei più piccoli trafigge il cielo e va direttamente davanti al trono di Dio! Quante persone affido a questo rosario potentissimo! Gesù ci ha detto: “Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli”(Mt 19,14; cfr Lc 18,15-16); “Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome accoglie me” (Mc 9,37). “Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli” (Mt 18,3). “Chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli” (Mt 18,4). “Gesù, fammi piccolo che io possa veramente servirti nei pazienti, nelle loro famigliari e il personale dell’ospedale oncologico di Sir Anthony Mamo. Amen”.

di Fra Mario Attard

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