Papa Benedetto XVI e il Santo Natale

Da un anno dalla scomparsa di papa Benedetto XVI, sicuramente uno dei grandissimi teologi e filosofi che la Chiesa Cattolica ha avuto, è saggio apprezzare il suo singolare contributo sul mistero del Natale, ricordando alcuni dei più profondi pensieri. IlNatale è la festa quando si celebra l’auto donazione di Dio per noi. Nella sua udienza generale del mercoledì, 9 gennaio 2013, papa Benedetto ci insegnò: “In quella notte santa Dio, facendosi carne, ha voluto farsi dono per gli uomini, ha dato se stesso per noi; Dio ha fatto del suo Figlio unico un dono per noi, ha assunto la nostra umanità per donarci la sua divinità. Questo è il grande dono”. Il Natale ci insegna il grandissimo e importantissimo dono della contemplazione di Dio fatto uomo in Gesù Cristo. Nell’udienza generale del mercoledì, 4 gennaio 2012, il sommo pontifice tedesco ci disse: “Il Natale è fermarsi a contemplare quel Bambino, il Mistero di Dio che si fa uomo nell’umiltà e nella povertà, ma è soprattutto accogliere ancora di nuovo in noi stessi quel Bambino, che è Cristo Signore, per vivere della sua stessa vita, per far sì che i suoi sentimenti, i suoi pensieri, le sue azioni, siano i nostri sentimenti, i nostri pensieri, le nostre azioni. Celebrare il Natale è, quindi, manifestare la gioia, la novità, la luce che questa Nascita ha portato in tutta la nostra esistenza, per essere anche noi portatori della gioia, della vera novità, della luce di Dio agli altri”. Nel santo Natale, si celebra l’incredibile vicinanza di Dio che sa condividere se stesso nell’atto più umano possibile, la nascita per vivere umanamente, per mostrarci la nostra singolare dignità di persone umane. Nella stessa catechesi di mercoledì 4 gennaio 2012, Benedetto XVI approfondì questo argomento dicendo: “Il Natale è, pertanto, la festa in cui Dio si fa così vicino all’uomo da condividere il suo stesso atto di nascere, per rivelargli la sua dignità più profonda: quella di essere figlio di Dio. E, così, il sogno dell’umanità cominciando in Paradiso – vorremmo essere come Dio – si realizza in modo inaspettato non per la grandezza dell’uomo che non può farsi Dio, ma per l’umiltà di Dio che scende e così entra in noi nella sua umiltà e ci eleva alla vera grandezza del suo essere”.

Il Natale ci parla chiaro e a voce alta sulla nostra stessa esistenza umana. Nell’udienza generale di mercoledì 17 dicembre 2008, papa Benedetto fece questa brevissima, ma precisa meditazione: “Il Natale è un’opportunità privilegiata per meditare sul senso e sul valore della nostra esistenza”. E questa nostra esistenza è glorificata proprio dalla venuta di Cristo, vero Dio e vero uomo nella nostra esistenza umana. Nella sua udienza generale di mercoledì, 4 gennaio 2012, il santo padre istruì: “La venuta di Cristo dirada le tenebre del mondo, riempie la Notte santa di un fulgore celeste e diffonde sul volto degli uomini lo splendore di Dio Padre. Anche oggi”. Papa Benedetto XVI ci ricorda sempre che il Natale è la festa dell’amore tenero di Dio. Nell’udienza generale del 21 dicembre 2011 disse: “Nel Natale, noi incontriamo la tenerezza e l’amore di Dio che si china sui nostri limiti, sulle nostre debolezze, sui nostri peccati e si abbassa fino a noi”. E questo amore tenero ci mostra anche il carattere universale del Natale proprio perché il Natale e la vita sono la medesima cosa. Nell’udienza generale di mercoledì 17 dicembre 2008, papa Benedetto riferì a questo quando disse: “Per il clima che lo contraddistingue, il Natale è una festa universale. Anche chi non si professa credente, infatti, può percepire in questa annuale ricorrenza cristiana qualcosa di straordinario e di trascendente, qualcosa di intimo che parla al cuore. È la festa che canta il dono della vita”. Il Natale è l’introduzione più eccellente per il mistero pasquale della morte e la Risurrezione del Figlio di Dio Gesù Cristo. Dunque, il Natale ci ricorda non solo l’entrata di Dio nella nostra storia umana, ma anche la completezza di questa entrata nel mistero pasquale di Cristo.

Nell’udienza generale del 21 dicembre 2011 Papa Benedetto insegnò:Il Natale la celebra come l’entrare di Dio nella storia facendosi uomo per riportare l’uomo a Dio: segna, per così dire, il momento iniziale, quando si intravede il chiarore dell’alba. Ma proprio come l’alba precede e fa già presagire la luce del giorno, così il Natale annuncia già la Croce e la gloria della Risurrezione”. Il silenzio, l’umiltà, l’umanità e la povertà sono il fulcro del Natale, che la gloria di Dio sul nostro mondo malato dal peccato. Nella sua catechesi del 19 dicembre 2012, riferendo sul fatto dell’indifesa potenza del Bambino vince le potenze del mondo, papa Benedetto dimostrò: “La gloria di Dio non si manifesta nel trionfo e nel potere di un re, non risplende in una città famosa, in un sontuoso palazzo, ma prende dimora nel grembo di una vergine, si rivela nella povertà di un bambino. L’onnipotenza di Dio, anche nella nostra vita, agisce con la forza, spesso silenziosa, della verità e dell’amore. La fede ci dice, allora, che l’indifesa potenza di quel Bambino alla fine vince il rumore delle potenze del mondo”. Il Natale fa scoppiare la grandissima sorpresa di Dio che ci visita nelle cose più semplici della vita. Nell’udienza generale di mercoledì 22 dicembre 2010, papa Benedetto ci dice: “Nella notte del mondo, lasciamoci ancora sorprendere e illuminare da questo atto di Dio, che è totalmente inaspettato: Dio si fa Bambino. Lasciamoci sorprendere, illuminare dalla Stella che ha inondato di gioia l’universo. Gesù Bambino, giungendo a noi, non ci trovi impreparati, impegnati soltanto a rendere più bella la realtà esteriore”.

Il vero Natale ci impegna per dare il nostro contributo alla pace e la giustizia nel mondo. Nella stessa catechesi, papa Benedetto disse: “La cura che poniamo per rendere più splendenti le nostre strade e le nostre case ci spinga ancora di più a predisporre il nostro animo ad incontrare Colui che verrà a visitarci, che è la vera bellezza e la vera luce. Purifichiamo, quindi, la nostra coscienza e la nostra vita da ciò che è contrario a questa venuta: pensieri, parole, atteggiamenti e azioni, spronandoci a compiere il bene e a contribuire a realizzare in questo nostro mondo la pace e la giustizia per ogni uomo e a camminare così incontro al Signore”. Viviamo la nostra attesa per Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, nell’espressione del presepe. In esso, mostriamo il nostro affetto a Gesù che si fece uno di noi per essere con noi e per la nostra salvezza. Ancora nella medesima catechesi, papa Benedetto insegnò: “Il presepe è espressione della nostra attesa, che Dio si avvicina a noi, che Gesù si avvicina a noi, ma è anche espressione del rendimento di grazie a Colui che ha deciso di condividere la nostra condizione umana, nella povertà e nella semplicità”. In questi giorni, macchiati come sono del sangue di guerra, lasciamo che il Signore, attraverso l’appello paterno di papa Benedetto XVI, guarisce i cuori induriti. In questi giorni, macchiati come sono del sangue di guerra, lasciamo che il Signore, attraverso l’appello paterno di papa Benedetto XVI, guarisce i cuori induriti. Nell’udienza generale di mercoledì 23 dicembre 2009, il santo padre sottolineò: “In quel Bambino, infatti, si manifesta Dio-Amore: Dio viene senza armi, senza la forza, perché non intende conquistare, per così dire, dall’esterno, ma intende piuttosto essere accolto dall’uomo nella libertà; Dio si fa Bambino inerme per vincere la superbia, la violenza, la brama di possesso dell’uomo”. Con queste riflessioni sagge e attualissime di papa Benedetto XVI, auguro dal mio cuore un santo Natale a tutti!

di Fra Mario Attard

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