Malta – L’importanza dei movimenti ecclesiali e comunità nella Chiesa

I movimenti ecclesiali e le nuove comunità sono una realtà incoraggiante nella Chiesa. Infatti, se la Chiesa li respinge rischia, certamente, di morire spiritualmente. Siccome essi sono una realtà necessaria per quella giovinezza dello spirito, la Chiesa è chiamata a curarli con tanta saggezza e discernimento. La parola ‘movimento’ è un termine contemporaneo che venne applicato a gruppi e associazioni ecclesiali di cristiani e utilizzato per accentuare la loro novità, dinamismo, spontaneità e una certa qualità carismatica nel modo in cui sono stati fondati e nel modo in cui svolgono la loro missione. Dire cos’è un movimento richiama l’attenzione sull’iniziativa dello Spirito Santo che distribuisce doni e grazie con cui tutti i fedeli possono contribuire all’edificazione della Chiesa. Questi diversi gruppi hanno alcune caratteristiche comuni che potrebbero costituire una descrizione sommaria di un movimento ecclesiale. Con alcune eccezioni, tutti i movimenti hanno: – un fondatore, il cui particolare carisma ha dato vita al movimento; – prevalentemente, ma non esclusivamente, appartenenza laicale; – qualche struttura ecclesiale ed espressione comunitaria; – una serie di insegnamenti e metodi che rafforzano il carisma del movimento; – un esplicito impegno per una missione evangelizzatrice; – un rapporto con le autorità ecclesiastiche.

I movimenti ecclesiali seguono una lunga tradizione di gruppi, associazioni e comunità sorti durante la storia della Chiesa. Per soddisfare le esigenze specifiche del tempo e perseguire scopi orientati alla missione, lo Spirito Santo ha sollevato dai fedeli laici vari ordini monastici e mendicanti, confraternita, sodalità, società caritative ed educative, organizzazioni di assistenza sociale e gruppi di azione cattolica. Nel periodo moderno – e in gran parte incoraggiati dal Concilio Vaticano II – i movimenti ecclesiali rappresentano, come dice San Giovanni Paolo II nella sua esortazione apostolica post-sinodale sulla vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo, Christifideles Laici, “una nuova stagione aggregativa dei fedeli laici” (Christifideles Laici, n° 29). Questi movimenti possono appellare a persone che sono alla ricerca di un’esperienza più profonda di discepolato e che, spesso, vogliono ‘più’ di quanto possa offrire la parrocchia media. Possono anche offrire un modo di appartenere alle minoranze culturali che hanno avuto la precedente esperienza di appartenenza a un movimento nei loro Paesi di origine. Il dialogo e il discernimento sono le chiavi vitali di una relazione collaborativa con la Chiesa. È proprio perché questi movimenti sono davvero una benedizione per la Chiesa che divenne importante e fondamentale avere criteri di ecclesialità (Christifideles Laici, n° 30).

Lo stesso numero di questi criteri fondamentali per il discernimento di ogni e qualsiasi aggregazione: Il primato dato alla vocazione di ogni cristiano alla santità, manifestata “nei frutti della grazia che lo Spirito produce nei fedeli”, come crescita verso la pienezza della vita cristiana e la perfezione della carità. In tal senso, ogni e qualsiasi aggregazione di fedeli laici è chiamata a essere sempre più strumento di santità nella Chiesa, favorendo e incoraggiando “una più intima unità tra la vita pratica dei membri e la loro fede”. La responsabilità di confessare la fede cattolica, accogliendo e proclamando la verità su Cristo, sulla Chiesa e sull’uomo in obbedienza al Magistero della Chiesa, che autenticamente la interpreta. Per questo, ogni aggregazione di fedeli laici dev’essere luogo di annuncio e di proposta della fede e di educazione ad essa nel suo integrale contenuto. La testimonianza di una comunione salda e convinta, in relazione filiale con il Papa, perpetuo e visibile centro dell’unità della Chiesa universale, e con il vescovo “principio visibile e fondamento dell’unità” della Chiesa particolare, e nella “stima vicendevole fra tutte le forme di apostolato nella Chiesa”.

La comunione con il Papa e con il vescovo è chiamata ad esprimersi nella leale disponibilità ad accogliere i loro insegnamenti dottrinali e orientamenti pastorali. La comunione ecclesiale esige, inoltre, il riconoscimento della legittima pluralità delle forme aggregative dei fedeli laici nella Chiesa e, nello stesso tempo, la disponibilità alla loro reciproca collaborazione, la conformità e la partecipazione al fine apostolico della Chiesa, ossia “l’evangelizzazione e la santificazione degli uomini e la formazione cristiana della loro coscienza, in modo che riescano a permeare di spirito evangelico le varie comunità e i vari ambienti”. In questa prospettiva, da tutte le forme aggregative di fedeli laici e da ciascuna di esse è richiesto uno slancio missionario che le renda sempre più soggetti di una nuova evangelizzazione. L’impegno di una presenza nella società umana che, alla luce della dottrina sociale della Chiesa, si ponga a servizio della dignità integrale dell’uomo. Davanti a questo grandissimo dono dei movimenti e comunità, la Chiesa – che rappresenta Cristo – deve, come lui, aiutare e sostenere questi movimenti e comunità nell’attitudine splendidamente descritta dal Profeta Isaia: “Non frantumerà la canna rotta e non spegnerà il lucignolo fumante” (Is 42:3).

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